martedì 27 novembre 2012

Primarie, politica, centro-sx, (il nulla): riflessioni di un cittadino comune

Non ho votato lo scorso weekend (per le primarie del centro-sinistra). Non l'ho fatto, per la prima volta negli ultimi 13 anni (cioè da quando, raggiunta la maggiore età, ho acquisito il diritto di voto). Parimenti, domenica prossima non mi recherò alle urne per il ballottaggio Renzi-Bersani. Con grande rammarico, perchè il PD (inteso come progetto politico) rappresenta, ai miei occhi, il contenitore partitico dal quale, da buon progressista, ho sempre sognato di essere rappresentato.
Non condivido (anzi, condanno) le esternazioni, denigratorie e volgari, di Grillo (il 20% di cui è accreditato, al momento, il suo Movimento gli sta veramente dando alla testa): "l’ennesimo giorno dei morti", "un grottesco viaggio nella follia", "un'autocelebrazione di comparse", perchè, a differenza sua, ho grande rispetto per gli oltre 3 milioni di cittadini che ancora, e nonostante tutto, confidano nella buona politica e per le decine di migliaia di volontari che hanno offerto il loro (prezioso) tempo al servizio di una causa che costituisce 'l'abc' di un sistema democratico. Ma che fare quando non ci si sente rappresentati, al 100%, da nessuno? Onestamente, mi sono rotto le scatole di scegliere, fra una rosa di nomi imposti dalla casta, 'il meno peggio'! Mi sono rotto le scatole della vecchia guardia alla Bersani (e, soprattutto, del suo fido che risponde al nome di Massimo D'Alema; gente che ha fatto delle stanze del potere la sua dimora e, in una vita, non è riuscita a promuovere una cazzo di legge sul conflitto di interessi, causa del ventennio berlusconiano e del declino economico e morale nel quale siamo precipitati), dei finti rottamatori alla Renzi (che, dal 2011, ha tra i suoi più stretti collaboratori Giorgio Gori, ex dirigente Fininvest ed ex direttore di Canale 5; si proprio lui, uno degli ex schiavi del 'padre padrone'; in più, non trovate il suo linguaggio, il suo modo di porsi all'elettorato, populista, un pò alla 'little Silvio'?!), degli aspiranti statisti alla Vendola (a mio parere, il meno peggio, ma che, per quanto sia stato assolto 'perchè il fatto non sussiste', fino a meno di un mese fa risultava indagato, assieme all’ex direttore generale della Asl di Bari Lea Cosentino, nell'ambito dell'inchiesta relativa allo scandalo sanità in Puglia), delle figure impresentabili alla Puppato (ma che credibilità può avere, a livello internazionale, una che, la sera del confronto televisivo su SkyTG24, dà una risposta come quella da lei fornita in riferimento alla domanda sull'approccio che avrebbe assunto in Europa qualora fosse diventata Presidente del Consiglio?!) e dei democristiani vecchio stampo alla Tabacci (che non merita commento ulteriore).
Io non sono un 'anti-politico', non sono un 'radical-chic' che non va a votare per distinguersi dalla massa. Anzi, mi urterebbe essere etichettato come tale, per almeno due ordini di ragioni:
- perchè amo la politica, che, come tutti dovrebbero capire, non è un qualche cosa di astratto e terrificante; è, semplicemente, l'attività inerente l'amministrazione della 'polis' (quindi della 'cosa pubblica') e finalizzata al raggiungimento del bene comune;
- perchè intendo il diritto di voto, prima ancora che un diritto, un dovere (civico).
Per carità, dovrebbero esserci cittadini più indignati del sottoscritto. Provo a immedesimarmi in un elettore, tendenzialmente, di centro-destra e mi chiedo: ma come cazzo faccio ancora a credere alle favole del padre padrone di cui sopra, del cantastorie, del puttaniere, del pagliaccio, dello psico-nano?! Elettori di centro-destra, ma davvero considerate ancora degno di credibilità Silvio Berlusconi?! Davvero considerate degno di credibilità quell'esercito di lecchini, di populisti, di mafiosi, di voltafaccia, di puttane che gli ruota attorno?! (...)
A me, a noi, a questa generazione, a quelle future, stanno togliendo tutto: il lavoro, la dignità, fra qualche anno, forse, anche il pane e chissà che altro. "I have a dream", disse Martin Luther King quasi cinquant'anni fa davanti il 'Lincoln Memorial' di Washington, nell'ambito di un arringa destinata a entrare, di diritto, nella storia americana, e non solo. Anche io avrei un sogno: vivere in un paese migliore, dove chi decide, deliberatamente, di mettersi al servizio della collettività lo faccia per passione, per vocazione, e al solo fine di far fruttare le proprie competenze e capacità per il bene della comunità tutta (sia di chi gli attribuisce, mediante il suo voto, l'onore, e l'onere, di sedere su quelle poltrone, sia di quella minoranza che, legittimamente, non ha creduto ai suoi progetti e proclami). Figuriamoci, non succederà mai. Ma a me piace credere nelle illusioni. A meno che questi farabutti avranno il coraggio di spogliarci veramente di tutto, anche della più nobile delle libertà: quella di sognare.

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